critica
C'è un'unità d'armonia nelle opere d'arte del maestro Raffaele Mazza: la spiritualità. E' una spiritualità di stampo neo-quattrocentesco, in un'atmosfera di aurorale purezza, mentre le forme si stagliano dallo sfondo con icastica nitidezza nella luminosità che tutto trasfigura in lirica evocazione poetica. Anche laddove i soggetti interpretano il tema sacro, c'è sempre un invito ai valori più alti della vita nella ricerca del trascendente. Questa impostazione essenzialmente etica, distingue nella sua peculiarità la splendida arte pittorica di Raffaele Mazza, la quale ha una forte connotazione interiore, tanto che non può prescindere dallo stato d'animo di chi la guarda. Dai riflessi dorati che richiamano la luminosità di antiche icone bizantine, emerge il “Cristo misericordioso”, mentre sgorgano grazie dai suoi raggi, dove è evidente un profondo misticismo nella visione del suo santo volto con serena mestizia in un'aura di evocazione spirituale. E' il fascino di una pittura, quindi, che riprende una spiritualità rigorosa e gentile del periodo degli albori rinascimentali per svelare la poetica di una luce divina, richiamando l'interiorizzazione nella riflessione e nella preghiera. Una pittura, in sostanza, che richiama sempre a qualcosa che è al di là: non si ferma, cioè, all'evidenza della pura fisicità, ma cerca di captare l'inafferrabile, il mistero dell'esistenza su di una sorta di abbandono lirico, di abbraccio universale.
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